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24 febbraio 2021
15:27

Giovanisì in tour, le storie di chi ha vinto le Borse di ricerca Pegaso 

Dalla medicina alla biologia molecolare, dai sensori per le fattorie intelligenti all’intelligenza artificiale che aiuta a leggere complicati manuali tecnici. Dal 2011 la Regione ha permesso a quasi 800 giovani di seguire un percorso di specializzazione in parte all’estero  

Giovanisì in tour, le storie di chi ha vinto le Borse di ricerca Pegaso 

C’è chi sviluppa i giocattoli cosiddetti intelligenti, utilizzati dai bambini con problemi di autismo o difficoltà nell’apprendimento e che tante informazioni utili raccolgono per medici e ricercatori. C’è chi, con algoritmi e sistemi di intelligenza artificiale, pensa a come far digerire un volume tecnico alto cinque centimetri, magari quello della caldaia di casa che fa le bizze, per estrarre velocemente le informazioni utili. E poi la tecnologia prestata all’agricoltura e all’ambiente e la ricerca in medicina. 

Sono solo alcuni degli esempi di borse internazionali Pegaso, quelle riservate ai dottorandi in ricerca e per l’alta formazione, che la Regione Toscana ha confermato anche quest’anno – si è appena aperto il bando per 77 nuovi posti – e che stamani sono state raccontate nel corso di un evento al Cinema La Compagnia di Firenze, diffuso sul web e sui social, prima tappa del tour, per ora virtuale, che il presidente Giani farà attraverso il variegato mondo di Giovanisì: il programma che da dieci anni la Toscana dedica alla crescita e all’autonomia dei giovani e che interessa più fronti, dalla formazione alla casa, dagli studi al sostegno a chi vuol metter su un’impresa, dai tirocini al servizio civile, oltre cinquanta diverse opportunità, 365 mila giovani raggiunti dal 2011, un miliardo di risorse impegnate e misure di cui, in alcuni casi, si può beneficiare fino a 40 anni.

Oggi si è parlato di alta formazione, con sei storie tra le tante a  cui il progetto ha dato vita in questi anni: storie possibili che potranno replicarsi anche in futuro, storie di laureati  fino a 34 anni (ma spesso anche molto più giovani) sostenuti in un percorso di studio e di ricerca di tre anni con esperienze di almeno sei mesi all’estero. Storie come quella di Laura Pavese, 32 anni, che ha vinto la borsa Pegaso l’anno scorso, studia le distrofie retiniche ereditarie che portano alla perdita della vista ed è parte di una squadra dell’ospedale fiorentino di Careggi che inizierà a breve a testare sui pazienti una terapia genica innovativa. Oppure  come quella di Stefano Barbera, 27 anni, che da Messina si è trasferito a Siena e dopo una laurea in biologia molecolare è ora in Svezia con la borsa  Pegaso a sviluppare nuove terapie contro il cancro che agiscono direttamente sul sistema immunitario. Storie come quella di Elena Coli, 28 anni, ingegnere alle prese con l’estrazione automatica di informazioni da complessi testi tecnici: avrebbe dovuto partire per la Germania per il suo ultimo anno, ma l’emergenza sanitaria al momento glielo ha impedito. Alessandro Bartolini, 29 anni ed ingegnere anche lui, si occupa invece di sensori alimentati dall’energia solare utili a controllare la salute delle piante o semplicemente anche la loro necessità di acqua, evitando di sprecare inutilmente questa preziosa risorsa. La sua borsa terminerà nel 2022 e già pensa ad un futuro in una start up di innovazione tecnologica.

Chi invece il periodo di studio l’ha già completato è Angelo Molinaro, 39 anni, collegato stamani da Crotone dove vive. Medico specializzato in endocrinologia e malattie del metabolismo, studi tra l’altro ad Harvard e Bruxelles, grazie anche alle Borse Pegaso e dopo aver rifiutato più di un’offerta all’estero è oggi un dirigente medico dell’Aifa, l’Agenzia italiana che si occupa dell’approvazione dell’uso dei farmaci. 
   
Dal 2011 al 2020 la Regione ha assegnato quasi ottocento borse Pegaso per una spesa complessiva di 45 milioni di euro: scienza e nuove tecnologie per lo più, ma anche in ambito umanistico, perché si può essere innovativi anche lì. Dal 2014 al 2020, periodo del settennato europeo appena trascorso, sono state 570, una media di quindici diversi corsi ogni anno in settori innovativi e strategici per lo sviluppo regionale, cerniera spesso tra mondo della ricerca e imprese, con 33 milioni di risorse del Fondo sociale europeo impegnate.  Quattro milioni e mezzo sono stati stanziati solo quest’anno, anticipati dalla Regione Toscana  - come già era successo nel 2014 e l’anno scorso, nel 2020 – in attesa della disponibilità delle risorse da Bruxelles alle prese con la definizione dei programmi per il prossimo settennato.

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